Se domandassimo ad un inglese: può un territorio di 150,64 km quadrati, popolato da duecentomila persone d'inverno e da quasi un milione nei mesi estivi, avere un solo polo ospedaliero? La risposta, condita dal famigerato humor britannico potrebbe essere: a Kinshasa e Brazzaville forse stanno anche peggio!
Purtroppo non ci troviamo in Congo, siamo a poche decine di chilometri dall'Anfiteatro Flavio, il Colosseo.
Stiamo parlando del XIII Municipio, la Circoscrizione più estesa di Roma, grande quanto i Comuni di Firenze e Chieti messe assieme.
Inoltre facendo notare che fino a qualche anno fa, al posto dell'ospedale Grassi, era funzionante il Sant Agostino diviene automatico eseguire gesti di diniego con il capo e pronunciare suoni onomatopeici quali "Bah!" o "Mah!". E' un vero paradosso: non sarebbe stato meglio lasciar operativo il Sant Agostino anzichè chiuderlo e traslocare tutto al Grassi? Con due ospedali la situazione sarebbe stata sicuramente meno caotica ed oggi avremmo avuto più posti letto e maggiori servizi.
Degne di nota sono le peripezie di due signore in dolce attesa: la prima, dopo essersi presentata al pronto soccorso ginecologico, nonostante fosse di una settimana fuori tempo limite e con forti contrazioni, è stata rispedita a casa e costretta così ad affrontare poche ore dopo il parto in sede domestica. A dir poco eroica è stata l'azione del marito (e padre di due bambini piccoli), i quali a causa della scarsa professionalità del personale in servizio all'ospedale Grassi hanno dovuto assistere al parto della propria mamma, avvenuto in un ambiente sicuramente non sterilizzato, udendo gemiti ed urla di dolore. L'ambulanza, chiamata per tempo è giunta a parto avvenuto, il personale paramedico ha fatto il proprio ingresso nell'appartamento in tempo per tagliare il cordone ombelicale del neonato. Fortunatamente non vi sono state complicanze ed il piccolo è nato sano.
Altra vicenda degna d'attenzione è quella d'una signora aquilana giunta a "Roma" per partorire. "Qualcuno" per far nascere il pupo è letteralmente saltato sopra la partorente spezzandole due costole!!!
Lasciamo a voi lettori ogni forma di commento. Dal canto nostro, Legio XIII chiede al mondo politico di mobilitarsi a tutela del paziente, della sua dignità e di iniziare ad abbattere il muro di impunità che negli anni è cresciuto a difesa dei medici e dei loro abusi. In seconda analisi la stragrande maggioranza del personale ospedaliero dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza e riflettere sui propri comportamenti. Se al posto della signora aquilana vi fosse stata la figlia di qualche primario le cose sarebbero andate diversamente.
Anche negli ospedali vige la regola non scritta del "se conosci ti trattano bene, se non conosci ti trattano a pesci in faccia", quanto accaduto alle due signore sopracitate ne è un valido esempio.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento