giovedì 29 ottobre 2009

QUELLO CHE DEL GRASSI NON DICONO: STORIE DI MALASANITA' NEL XIII MUNICIPIO

Se domandassimo ad un inglese: può un territorio di 150,64 km quadrati, popolato da duecentomila persone d'inverno e da quasi un milione nei mesi estivi, avere un solo polo ospedaliero? La risposta, condita dal famigerato humor britannico potrebbe essere: a Kinshasa e Brazzaville forse stanno anche peggio!
Purtroppo non ci troviamo in Congo, siamo a poche decine di chilometri dall'Anfiteatro Flavio, il Colosseo.
Stiamo parlando del XIII Municipio, la Circoscrizione più estesa di Roma, grande quanto i Comuni di Firenze e Chieti messe assieme.
Inoltre facendo notare che fino a qualche anno fa, al posto dell'ospedale Grassi, era funzionante il Sant Agostino diviene automatico eseguire gesti di diniego con il capo e pronunciare suoni onomatopeici quali "Bah!" o "Mah!". E' un vero paradosso: non sarebbe stato meglio lasciar operativo il Sant Agostino anzichè chiuderlo e traslocare tutto al Grassi? Con due ospedali la situazione sarebbe stata sicuramente meno caotica ed oggi avremmo avuto più posti letto e maggiori servizi.


Degne di nota sono le peripezie di due signore in dolce attesa: la prima, dopo essersi presentata al pronto soccorso ginecologico, nonostante fosse di una settimana fuori tempo limite e con forti contrazioni, è stata rispedita a casa e costretta così ad affrontare poche ore dopo il parto in sede domestica. A dir poco eroica è stata l'azione del marito (e padre di due bambini piccoli), i quali a causa della scarsa professionalità del personale in servizio all'ospedale Grassi hanno dovuto assistere al parto della propria mamma, avvenuto in un ambiente sicuramente non sterilizzato, udendo gemiti ed urla di dolore. L'ambulanza, chiamata per tempo è giunta a parto avvenuto, il personale paramedico ha fatto il proprio ingresso nell'appartamento in tempo per tagliare il cordone ombelicale del neonato. Fortunatamente non vi sono state complicanze ed il piccolo è nato sano.

Altra vicenda degna d'attenzione è quella d'una signora aquilana giunta a "Roma" per partorire. "Qualcuno" per far nascere il pupo è letteralmente saltato sopra la partorente spezzandole due costole!!!

Lasciamo a voi lettori ogni forma di commento. Dal canto nostro, Legio XIII chiede al mondo politico di mobilitarsi a tutela del paziente, della sua dignità e di iniziare ad abbattere il muro di impunità che negli anni è cresciuto a difesa dei medici e dei loro abusi. In seconda analisi la stragrande maggioranza del personale ospedaliero dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza e riflettere sui propri comportamenti. Se al posto della signora aquilana vi fosse stata la figlia di qualche primario le cose sarebbero andate diversamente.
Anche negli ospedali vige la regola non scritta del "se conosci ti trattano bene, se non conosci ti trattano a pesci in faccia", quanto accaduto alle due signore sopracitate ne è un valido esempio.

mercoledì 28 ottobre 2009

LEGIO XIII - LE ORIGINI DEL NOSTRO NOME


Legio XIII oltre ad essere la Legione del XIII Municipio di Roma prende il nome dalla XIII LEGIO Gemina, legione romana tra le più conosciute.

Di seguito copio ed incollo l'articolo inerente ad essa pubblicato su wikipedia.

La posizione delle legioni romane nell'anno 80. La XIII Gemina si trovava a Poetovio (segno 12)
Periodo
di attività 57 a.C.-V secolo
Tipo legione romana
Titoli
onorifici Gemina, "gemella" (dal 31 a.C.)
Pia Fidelis, "pia e fedele"[1]

Simbolo Leone

BATTAGLIE :
Campi Burnum, Illyricum (I secolo a.C.)
Emona, Pannonia (I secolo d.C.)
Vindonissa, Germania Superior
Poetovio, Pannonia (I secolo)
Dacia (89 - c. 270)
Dacia Aureliana (dal 270)
Babilonia (anni 400)
Campagne Guerre galliche (58-51 a.C.)
Battaglie Sabis (57 a.C.)
Gergovia (52 a.C.)
Alesia (52 a.C.)
Dyrrhachium (48 a.C.)
Farsalo (48 a.C.)
Tapso (46 a.C.)
Munda (45 a.C.)
Azio (31 a.C.)
Prima battaglia di Bedriaco (69)
Seconda battaglia di Bedriaco (69)


Comandanti CAIO GIULIO CESARE,
M. Salvio Otone,
M. Antonio Primo,
Ti. Manilio Fusco



Legio XIII, conosciuta come Legio XIII Gemina ("legione gemella") dopo il 31 a.C., è una delle legioni romane storicamente più degne di nota, e fu una delle legioni che furono condotte da Giulio Cesare nelle sue campagne in Gallia e anche nelle successive guerre civili contro la fazione capitanata da Pompeo. È soprattutto la legione che per prima passò il Rubicone il 10 gennaio del 49 a.C. La legione si trovava a Vienna nel V secolo. Il simbolo della legione era il leone.




Storia [modifica]
Sotto la Repubblica [modifica]
La Legio XIII Gemini fu creata da Giulio Cesare nel 57 a.C., in vista della campagna contro le popolazione belgiche, in uno dei suoi primi interventi nei conflitti interni alle popolazioni galliche.

Durante le guerre galliche (58 a.C.-51 a.C.) la legione partecipò alla battaglia del Sabis contro i Nervi (appena costituita), all'assedio di Gergovia, e anche se le fonti non la citano, è ragionevole pensare che la XIII Gemini abbia partecipato anche alla battaglia di Alesia.

Dopo le campagne in Gallia, il Senato romano rifiutò il secondo consolato a Cesare, intimandogli di abbandonare il comando delle legioni e di ritornare a Roma per affrontare il giudizio del senato. Costretto a decidere se abbandonare la sua carriera politica o causare una guerra civile, Cesare con la sua Legio XIII attraversò il Rubicone dando inizio alla guerra civile contro la fazione degli ottimati.

La legione rimase sempre fedele a Cesare durante la guerra civile contro la fazione senatoriale guidata da Pompeo e fu sempre attiva durante tutto il conflitto, combattendo la battaglia di Durazzo e quella di Farsalo nel 48 a.C.

Dopo la decisiva vittoria di Farsalo, la legione fu sciolta e i legionari "pensionati" con la tradizionale assegnazione di terre. La legione fu però richiamata in armi nel 46 a.C. per prendere parte alla battaglia di Tapso e alla successiva Battaglia di Munda nel 45 a.C. Dopo quest'ultima battaglia, Cesare sciolse nuovamente la legione premiandola con l'assegnazione di fattorie in Italia.

Durante l'impero [modifica]
L'imperatore Augusto ricostruì nuovamente la legione nel 41 a.C. per affrontare la ribellione di Sesto Pompeo, figlio di Pompeo in Sicilia. La Legio XIII acquisì il cognomen Gemina (gemella appunto, che era l'appellativo comune per indicare le legioni costituite a partire da porzioni di altre legioni), dopo che fu rinforzata con i legionari veterani provenienti da altre legioni dopo la battaglia di Azio.[2] Augusto inviò poi la legione a Burnum (l'odierna Tenin) nella provincia romana dell'Illiria (oggi in Croazia), mentre nel 16 a.C., la legione fu trasferita ad Emona (odierna Lubiana), in Pannonia, dove dovette fronteggiare le ribellioni locali. Dopo la disastrosa Battaglia della foresta di Teutoburgo del 9 d.C., nella quale i Germani annientarono tre legioni romane, la Legio XIII fu inviata a Vindonissa, nella provincia di Germania Superior, per prevenire ulteriori attacchi delle tribù germaniche.

L'imperatore Claudio la spostò nuovamente in Pannonia intorno al 45; la legione era di stanza a Poetovio, Ptuj nell'odierna Slovenia. Nell'Anno dei quattro imperatori, la XIII Gemina si schierò prima con Otone e poi con Vitellio, entrambi sconfitti, nelle due battaglie di Bedriaco. Nel 89, Domiziano, in occasione delle campagne daciche, trasferì la legione, che si trovava accampata a Vienna, in Dacia ad Alba Iulia, per presidiare la regione. La legione fu poi spostata quando la Dacia fu evacuata, e riposizionata nella Dacia Aureliana.

Vexillationes della XIII Gemina combatterono sotto l'imperatore Gallieno nell'Italia settentrionale. L'imperatore, per celebrare la legione, coniò un antoniniano con il leone della legio (259-260).[3] Un'altra vexillatio era presente nell'armata Impero delle Gallie sotto il comando di Victorinus: anche questo imperatore coniò una moneta d'oro per celebrare la legio e il suo emblema.[4]

Nel V secolo, secondo la Notitia Dignitatum, la legio tertiadecima gemina si trovava in Babilonia d'Egitto, una fortezza strategica sul Nilo, lungo il confine tradizionale tra l'alto e il medio Egitto, sotto il comando del comes limitis Aegypti, sotto quindi il dominio dell'impero romano d'Oriente.[5]

giovedì 22 ottobre 2009

TRA VIOLENZE E PAURE : LA PROSTITUZIONE SUL NOSTRO TERRITORIO

Tema strettamente collegato all'immigrazione è senza ombra di dubbio la grave problematica sociale della prostituzione. Basti transitare presso il Lungomare A. Vespucci ,Viale della Villa di Plinio, Viale del Lido di Castel Porziano per poter scorgere sul ciglio della strada prostitute e viados. Dalla mattina a notte inoltrata questo esercito di persone sfruttate, negate della propria dignità, offre il proprio corpo ad insospettabili clienti. Il tutto avviene sotto gli occhi di tutti, forze dell'ordine comprese. Spesso è possibile imbattersi in prostitute poco più che ragazzine. Non sanno cosa sia peggio: farsi scopare dal primo cliente oppure subire delle torture dal proprio protettore. I protettori. Sono loro il male per queste ragazze: le seviziano, le sfruttano , le obbligano a pratiche alle quali mai e poi mai avrebbero osato sottoporsi in condizioni di vita normale. Mi domando perchè mai la giustizia non intervenga col pugno di ferro nei confronti di costoro.

Purtroppo molti giudici, pm e magistrati, esecutori della legge e garanti del codice penale sviliscono il faticoso nonchè pericoloso lavoro svolto dalle Forze dell'Ordine per stanare ed arrestare i papponi, regalando loro pene leggerissime ed idealizzandosi portatori di un buonismo demagogico che li spinge da un lato a pagare centinaia di euro per farsi defecare in faccia da una escort e dall'altro a sentenziare una condanna di pochi anni nei confronti di queste bestie, le quali grazie al rito abbreviato, buona condotta e compagnia bella rimarranno in prigione quanto un comune ladro sorpreso a rubare in un supermercato.

La maggior parte dei protettori è di nazionalità albanese, rumena, slava. Queste persone spacciano , minacciano, rubano , uccidono in barba alle nostre leggi, fanno il bello e cattivo tempo distruggendo l'animo di ragazze giunte in Italia non certo per finire sul ciglio d'un marciapiede. Le più sfortunate vengono addirittura comperate e poi sfruttate come fossero animali.
E' mai possibile che la giustizia non riesca a far niente per liberarci da questa problematica? I nostri magistrati sembrano preoccuparsi maggiormente di Berlusconi piuttosto che di ordine pubblico. Alla gente preme maggiormente poter girare liberamente per le strade piuttosto che venire a sapere che il nostro Premier si è sfogato con la D'Addario!
La lotta alla prostituzione clandestina serve a ripulire il nostro territorio dalla feccia che sfrutta, che taglieggia, che rende impossibile la vita di molte persone. Questa gente andrebbe spedita a calci nel sedere a casa propria!
Ovviamente nel caso di aguzzini italiani il trattamento sarebbe il medesimo : a calci in cella e lavori forzati a vita!

La prostituzione è sempre esistita, fino agli anni sessanta in Italia era una vera e propria cultura. Non siamo contro le prostitute volontarie, le quali lavorano a casa propria, piuttosto contro gli sfruttatori, contro il racket della prostituzione. Lo Stato dovrebbe concedere l'istituzione di bordelli ,controllati direttamente da organi parastatali o da privati, cosicchè possa avverarsi il nostro desiderio di avere strade pulite e sicure, prive di ragazze sfruttate e di banditi italiani e stranieri a piede libero sul nostro territorio

LIDO DI ROM : L'ALTRO COMMERCIO

Una società civile è tale quando esiste il rispetto delle leggi che la regolamentano. Purtroppo ad Ostia l'abusivismo commerciale è uno di quei problemi che l'intero territorio, come un malato terminale, continua a sopportare nell'indifferenza totale dei nostri governanti.
Le strade del centro sono piene di immigrati, spesso irregolari, che vendono dvd, cd piratati , che se ne fregano delle nostre leggi, non pagano le tasse e quando le forze dell'ordine li multano per aver infranto la legge questi se la ridono, tanto non pagano e non pagheranno mai alcuna ammenda!
La problematica legata al commercio illegale ed abusivo ha preso una piega molto più grave da quando anche i Rom hanno iniziato questa losca pratica. Tutti abbiamo l'opportunità di vedere i nomadi smucinare nei nostri cassonetti dell'immondizia, rovinandoli o rompendoli, e tirare fuori ogni volta sacchi di merce rubata e ,spesso, ancora con le etichette attaccate. Dove andra mai a finire la merce presa dai cassonetti? La risposta è semplice. Viale della Vittoria e Corso Duca di Genova sono divenute la sede del mercato Rom: lenzuola stese a terra sulle quali vengono posati articoli d'ogni genere, molti dei quali recuperati persino alla CARITAS o nelle chiese. Questa gente prende in giro noi, ci vende merce rubata! Prende in giro le istituzioni religiose, delle quali tutto possiamo dire tranne che non facciano beneficienza.Prendono in giro coloro che hanno veramente bisogno della beneficienza. Gettano ombre sulla buona fede di tutte le Onlus impegnate da anni in difesa dei più deboli, di tutte le Associazioni di Volontariato, della Caritas, della Chiesa. Per colpa Loro molta gente non fa più beneficienza poichè donare per poi trovare il frutto della nostra generosità sul banco abusivo di uno zingaro non è appagante, anzi.

Questo schifo non sono il solo a vederlo, è sotto gli occhi di tutti! Nonostante ciò molti fanno finta di niente, oppure si improvvisano buonisti, li compatiscono. Non sono nessuno per poterli giudicare, tuttavia la legge parla chiaro. Coloro che vendono merce rubata ricettano, coloro che non emettono lo scontrino fiscale evadono, coloro che occupano il suolo pubblico abusivamente delinquono. Questi signori non pagano la nettezza urbana, anzi, mentre la collettività cerca di mantenere pulito il territorio e paga le tasse questi, abituati ai loro usi barbari, sporcano che tanto paghiamo noi!

A questo punto la domanda sorge spontanea, per dirla alla Lubrano: ma chi ci governa cosa fa? Come mai il Presidente del Municipio non fa niente? Perchè l'opposizione non fa nulla? Usciamo dal gregge e cerchiamo di risolvere la questione. Ma in che modo? Semplice! Stimolando i nostri politici a fare qualcosa, raccogliendo firme ed organizzando sit-in, segnalando alle forze dell'ordine qualsiasi irregolarità. Alla fine saranno obbligati a fare qualcosa, altrimenti sarà lecito dargli pubblicamente dei buffoni, in merito a ciò la Cassazione ha approvato con una sentenza la legittimità di dare del buffone a qualsiasi politico che non avesse adempito alle promesse fatte in precedenza. Prepariamo i megafoni allora ma speriamo di non doverli utilizzare.

IL NOSTRO MANIFESTO, LA NOSTRA MISSIONE

Inettitudine, corruzione, impunità, spreco, disagio, ipocrisia, sono solo le prime parole che vengono in mente pensando al sistema che amministra il nostro territorio, un mix velenoso che ormai, radicato nei poteri forti, inquina ed annebbia ciò che invece dovrebbe essere il timone della nostra società locale. Da troppo tempo il malcontento e l'esasperazione riempie l'animo di chi non sopporta vedere, giorno dopo giorno, il proliferarsi del malcostume,dell'etica ipocrita, ma soprattutto non vuole,non può rimanere inerte dinnanzi alla mesta accettazione da parte della massa di tale sistema! E' il momento di attivarsi, è il momento di dire basta alle prese in giro di coloro i quali viaggiano comodamente seduti sui sedili delle auto blu, coloro i quali sono capaci solamente a sputar banalità sulla pelle dei cittadini, coloro i quali hanno ceduto a compromessi pur di arrivare ove sono giunti. La politica è morta da un pezzo, i politici sono un anacronismo storico, chi crede in questa politica e nella sua utilità è solamente un drogato di demagogia. Il significato secolarizzato del termine politica, contrariamente a quanto citano i vari vocabolari, enciclopedie ecc., non è altro che un sistema clientelare dove gli interessi personali assumono lo scopo per esercitare tale mansione. La politica teorizza la pratica. La politica blocca il fare sguinzagliando i vari verbi dire, considerare, promettere. Ciò che serve veramente alla gente è la possibilità di fare, di agire, di aggirare le tempistiche dovute alla burocrazia. Tuttavia non siamo nessuno e non possediamo i mezzi concreti per poter curare questa società malata, l'unica cosa da fare è sollecitare, controllare la politica ed i politici locali affichè antepongano agli interessi personali la missione per la quale sono stati eletti : servire i cittadini. LEGIO XIII nasce proprio per questo. E' il tramite, la VOCE, tra amministratori ed amministrati, il ponte tra il mondo parolaio e quello reale. Se lo studente non riesce a seguire e capire le lezioni è necessario un docente di sostegno. LEGIO XIII si offre, senza cedere alla corruzione ed all'ipocrisia della politica, di sostenere la cittadinanza tutta facendo sentire la di lei voce e sostenendola nelle sue lotte volte a migliorare la vita comune. Per LEGIO XIII non esistono destra, centro o sinistra; esiste il nostro territorio, esiste la convinzione che sia possibile, dando democraticamente, appoggio e sostegno a tutti coloro i quali intendano denunciare degrado e problemi che minino il benessere della collettività, poter migliorare positivamente secondo i nostri principi etici il territorio nel quale viviamo. Non faremo MAI politica, bensì ci occuperemo di "attualità", intraprenderemo battaglie rivolte a temi reali, vicini a tutti e nell'interesse degli onesti.